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Poche settimane fa è stato pubblicato da Gallup il Report 2024 State of the Global Workplace che monitora l’engagement”dei lavoratori: in pratica attraverso interviste viene chiesto alle persone quanto si sentono soddisfatti, coinvolti e motivati sul posto di lavoro.

Dall’analisi dei risultati dell’ultima survey c’è molta preoccupazione per il fatto che il livello di stress dichiarato è ai massimi livelli, soprattutto in quelle aziende in cui viene evidenziata una cattiva gestione manageriale, correlato al fatto che ben un quarto dei leaders intervistati si sente prossimo al “burnout”.

Chi come me ha iniziato a lavorare in azienda negli anni ’90 aveva chiaro in mente che i primi tempi sarebbero stati dettati dal “sacrificio”. Per noi era scontato rimanere in ufficio fino a (molto) tardi, accettando senza discutere tutto ciò che “il capo” ci chiedeva di fare e senza aspettarci alcun tipo di riconoscimento (e neanche ringraziamento) per il duro lavoro svolto.

Le vacanze sono fondamentali per staccare e rigenerare le energie, ma possono essere anche momenti per farsi ispirare da buone letture.

Come regalo a qualche collega o per i leader e i follower che intendono continuare a sviluppare le proprie competenze in una logica di miglioramento continuo, suggerisco la lettura di questi 3 libri.

Grazie all’imponente lavoro di Daniel Goleman degli ultimi 30 anni abbiamo appreso che le nostre performance e la nostra efficacia nella vita e nel lavoro non dipendono solo dall’intelligenza intellettuale, una capacità cognitiva che si misura con il quoziente intellettuale (QI), ma anche da quella emotiva, che è il modo con cui riconosciamo e gestiamo le emozioni (QE), che a sua volta include l’intelligenza sociale, che indica la capacità di costruire relazioni interpersonali appaganti.