Tra l’altro, in considerazione del fatto che il lavoro occupa ormai la maggior parte della giornata (siamo sempre connessi e quindi costantemente reperibili), nel report viene evidenziata l’alta correlazione tra malessere sul lavoro e preoccupazione per la vita in generale.
Tra quanto dichiarato dagli intervistati, va evidenziato che il 20% dei lavoratori mondiali pur lavorando all’interno di organizzazioni, percepisce giornalmente una sensazione di solitudine. Questo dato in aumento sembrerebbe associato all’effetto dello smart working e alla diminuzione dei lavoratori che si recano fisicamente sul posto di lavoro.
Ancora una volta purtroppo l’Europa si posiziona come la regione con i lavoratori meno ingaggiati del mondo. Per un dato medio globale del 23% di lavoratori “Engaged”, l’Europa si attesta al 10° e ultimo posto con un misero 13%, rispetto al 72% di “Not Engaged” e inferiore persino ai “Actively disengaged (16%)!
I dati più preoccupanti riguardano il livello di stress quotidiano dichiarato al 37%, la rabbia al 15%, la tristezza al 17% e la solitudine al 14%. Quello che stupisce è che in una situazione così negativa, solo un terzo degli intervistati stia attivamente cercando un nuovo lavoro (rispetto ad una percentuale del 52% a livello globale)
E l’Italia? Su 38 Paesi europei ci posizioniamo l 36° posto con solo l’8% di lavoratori ingaggiati!
Nel dettaglio ben il 46% dei lavoratori italiani intervistati si sente giornalmente stressato, il 25% dichiara di sentirsi triste e solo il 12% dichiara che questo è un buon momento per trovare un altro lavoro (rispetto all’80% della Danimarca!).
Non sembra però che abbiamo perso le speranza perché ben il 42% sta attivamente cercando un nuovo lavoro...
La soluzione a questa allarmante situazione?
Alcune aziende hanno introdotto App per il controllo del benessere personale e corsi di mindfulness e di gestione dello stress, ma senza produrre alcun beneficio sulle persone. Anzi, di fronte ad iniziative che vengono considerate inutili palliativi, quando invece il vero problema è l’inefficacia manageriale, il livello di disengagement è ancora più alto.
La domanda da porsi allora è: “cosa fanno i manager che riescono a motivare ed ispirare i propri collaboratori?”
I ricercatori Gallup in oltre dieci anni di analisi hanno scoperto che i grandi manager sono capaci di instaurare relazioni profonde e durature con tutti i propri collaboratori basate sul rispetto, sulla fiducia e sulla capacità di vedere e far esprimere il loro potenziale unico. Come conseguenza i collaboratori sono spontaneamente interessati e coinvolti in quello che fanno, riuscendo così a raggiungere livelli più elevati di produttività e benessere.
Il manager coach
E’ quindi un contesto organizzativo in cui i manager agiscono da coach e, invece di dedicare la maggior parte del tempo a definire i compiti, le scadenze e ad approvare o correggere il lavoro, si concentrano sulle persone, sui loro bisogni e sul loro successo.
Il primo effetto di questo nuovo modo di porsi del manager è il cambiamento del rapporto con il collaboratore, non più basato su un approccio gerarchico e paternalistico, ma più equilibrato e di partnership, basato sulla fiducia reciproca e in cui è evidente l’impegno comune ad utilizzare le risorse disponibili per generare risultati e raggiungere gli obiettivi.
Ma per diventare un manager coach efficace è necessario cambiare prospettiva, apprendere le giuste competenze e soprattutto acquisire la consapevolezza che il nuovo approccio richiede perseveranza e determinazione nell’applicazione quotidiana, avendo però la certezza che i risultati saranno positivi e duraturi nel tempo.
Come business coach certificato ICF (International Coaching Federation), sto supportando alcune aziende che hanno deciso di intraprendere un percorso di sviluppo dedicato ai manager per apprendere come introdurre l’approccio di coaching nella gestione quotidiana dei propri collaboratori.
Con The Professional Leadership Coach Training Programme di GSO (https://gso.it/gestione-del-cambiamento-in-azienda-old/leadership-coaching-school/) proponiamo una metodologia efficace per quelle organizzazioni e per quei professionisti che vogliono conseguire risultati trasformazionali della cultura dell’azienda e un profondo apprendimento a livello personale.
Citando Bill Campbell, il coach da un trilione di dollari, la prima domanda che faccio ai manager è: “Are you coachable”?
Se la risposta è positiva il percorso può iniziare.